Invece degli aiuti debiti e patrimoniale

Invece degli aiuti debiti e patrimoniale. Talk show, ma presto le parole non basteranno più. Meccanismi tortuosi e burocratici. E la “solidarietà” per ora resta una parola buona a riempire le bocche di chi la pronuncia.

di Vincenzo Nardiello 

Invece degli aiuti debiti e patrimoniale. Pazzesco. Invece degli aiuti arriva la patrimoniale. Mascherata “da contributo di solidarietà”, compare l’ennesima tassa a carico di ciò che resta del ceto medio. La geniale trovata illustrata ieri dal Pd servirà a far fuggire ancora di più i capitali dall’Italia, proprio nel momento in cui più ne abbiamo bisogno.

Da settimane il Governo promette fantastiliardi da far giungere nelle tasche di imprese e lavoratori che finora non hanno visto un euro; ora il partito che fu comunista propone di metterle per davvero le mani nelle tasche dei cittadini, ma per togliere soldi e tagliare redditi. Un altro prelievo forzoso moralisticamente mascherato da solidarietà sociale. Un’idea talmente dannosa da provocare finanche le ire del resto della maggioranza.

La trovata arriva dopo aver esultato per un accordo raggiunto all’Eurogruppo che è il classico topolino partorito dalla montagna. Basta guardare l’importo complessivo delle misure: 500 miliardi da spartire tra i vari Paesi. Bruscolini se paragonati alla recessione che si materializzerà nei prossimi mesi.

All’Italia servivano e servono gli Eurobond, ma di mutualizzare il debito l’Europa non ha alcuna voglia. Il Governo non è riuscito neanche a far passare la proposta di accedere ai finanziamenti del Fondo Salva Stati senza condizioni: sarà possibile solo per le spese sanitarie (e ci mancherebbe pure con migliaia di morti), ma non per quelle contro la crisi economica.

Per il resto, i prestiti della Banca europea degli investimenti e il sostegno alle casse integrazioni nazionali erano in larga parte già decisi.

La misura potenzialmente più innovativa, il cosiddetto Fondo per la ripresa ideato dai francesi per rendere possibile il compromesso, è stato oggetto dell’ennesimo rinvio. Certo, se sarà finanziato con emissioni di debito comune sarà un passo in avanti. Ma olandesi e tedeschi chiedono al massimo di alimentarlo su base volontaria. Tutto continua a restare insufficiente e indeterminato. Per ora sono solo parole. L’unica cosa certa è che ci aspetta una nuova, sfibrante trattativa.

Insomma, la solita commedia tragica sulla pelle di chi soffre. Sì, perché mentre i governati – a Roma come a Bruxelles – cianciano tutti i giorni di miliardi pronti a piovere come noccioline, in realtà in Italia sono passati quasi 2 mesi e mezzo dalla dichiarazione dello stato d’emergenza e nessuno – dicasi nessuno – ha ancora visto un centesimo. Né nazionale né europeo.

Invece degli aiuti debiti e patrimoniale. La “solidarietà” per ora resta una parola buona a riempire le bocche di chi la pronuncia. Non certo le tasche di chi ne ha disperato bisogno. Titolari e dipendenti di negozi e aziende che l’Esecutivo ha dovuto giustamente chiudere per fermare il virus, non hanno più un reddito. Molti neanche per fare la spesa.

Uno stato di cose che continuerà ben oltre il 3 maggio, visto che tutto ricomincerà molto lentamente. Se, come ha spiegato la Svimez, il blocco ci costa 47 miliardi al mese, non è difficile fare due conti per dire che le decisioni prese finora dimostrano tutta la loro inadeguatezza. A cominciare da quella più strombazzata da palazzo Chigi: i famosi 400 miliardi per le imprese. Soldi che rischiano di restare sulla carta. Il perché è chiaro: sono garanzie. E le garanzie non sono denari.

Soprattutto se per usarle devi inerpicarti per meccanismi tortuosi e burocratici che lasciano mal sperare anche il più ottimista degli imprenditori. Sbaglieremo, ma la sensazione è che tutte le aziende che potranno si terranno alla larga da quella liquidità a debito da restituire con gli interessi.

Piuttosto il premier Conte spieghi come intende finanziare le misure economiche nel caso non avessero la copertura europea. Prima che dalle patrimoniali si passi a prelievi più o meno “volontari” dai conti correnti. Il resto è panna montata in talk show senza contraddittorio e conferenze stampa addomesticate. Presto le parole non basteranno più.  (   https://www.ilroma.net/ )

 

di Vincenzo Nardiello
 (14/04/2020)

 

 

 

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