Dalla Grande Guerra alle guerre continue

Dalla Grande Guerra alle guerre continue a cura di Aldo Meccariello e Luca Mencacci. Guerra e politica sembrano inseguirsi dall’alba dei tempi. Proprio il più lungo periodo di pace imporre la paradossale necessità di non abbandonare la riflessione.
Redazione  

Dalla Grande Guerra alle guerre continue a cura di Aldo Meccariello e Luca Mencacci.
Dall’Introduzione. «La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi. La guerra non è, dunque, solamente un atto politico, ma un vero strumento della politica, un seguito del procedimento politico, una sua continuazione con altri mezzi».

Il presente volume raccoglie una serie di saggi di filosofi, storici e politologi i quali, nell’ambito del convegno “Dalla Grande guerra alle guerre continue”, hanno voluto interrogarsi sul significato di una parola che si vorrebbe confinata alla descrizione di eventi passati e irripetibili.

Organizzato dal Centro per la Filosofia Italiana dal 18 al 20 ottobre 2018, nel centenario della conclusione di quella che i con -temporanei chiamarono la Grande guerra, la presente analisi, tuttavia, non ha potuto fare a meno di constatare come il tema abbia continuato a dimorare all’interno dell’orizzonte politico, quasi a dimostrare l’ineludibilità di quel cinico aforisma attribuito al generale prussiano Karl von Clausewitz.

Guerra e politica sembrano inseguirsi dall’alba dei tempi. «Pólemos è padre di tutte le cose, di tutte re», recita uno dei più contro-versi frammenti del filosofo greco Eraclito, che ammonisce come la guerra «gli uni disvela come dèi e gli altri come uomini, gli uni fa schiavi gli altri liberi» (Fr. 32). Dalla guerra di Troia al Primo conflitto mondiale, un’ombra oscura ha accompagnato l’ambigua re – lazione tra pólis e pólemos che ha segnato la storia europea. Proprio lo studio di questa, infatti, sembra risolversi in una lunga teoria di tragici eventi bellici, e i pochi capitoli riservati alla pace appaiono per lo più periodi di transizione, mere tregue, come sottolineava Thomas Hobbes, brevi preludi all’inevitabile scatenarsi degli eventi.

L’identità sociale e politica occidentale, a partire da quell’ “Iliade” che, di quella, può essere letta come il primo racconto di formazione, sembra allora fondarsi su una contiguità, tanto contraddittoria quanto ineludibile, con la guerra. Lo spirito agonistico, che necessariamente accompagna tanto il gesto bel – lico quanto la competizione politica, il mettersi in mostra misurandosi con gli altri, influenzano in senso costituivo l’essere cittadino politicamente impegnato nelle antiche città stato. Le stesse nozioni di isonomia e isegoria che vengono poste a fonda-mento della pólis, ricorda Hannah Arendt, trovano la loro fonte giuridica nel rapporto tra eguali che caratterizzava le assemblee degli eroi omerici. L’intera elaborazione filosofica del pensiero politico classico risente, del resto, dell’influsso del frammento eracliteo. Tanto che lo stesso governante e il guardiano dello Stato ideale platonico dovranno, al pari della dea Atena, essere i migliori nella sapienza come nell’arte militare.

Da allora molto sembra essere cambiato e la dimensione quantitativa dell’insensato massacro della Prima guerra mondiale sembra aver cancellato la possibilità di iscrizione nella sfera pubblica dell’ambito riconoscimento del proprio eroismo. Nonostante questo, politica e guerra continuano a rincorrersi in undeprimente orizzonte di fungibilità strumentale. Alla Prima guerra mondiale ne è succeduta una seconda, persino più devastante. Degli ultimi settant’anni di sostanziale pace, pur tacendo della miriade di conflitti locali, almeno la metà passeranno alla storia con il termine di guerra fredda, a probabile dimostrazione di come pólemos continui ad aggirarsi per le strade della pólis come l’ombra di Banco per i corridoi del castello di Inverness.

In questi anni l’Europa – con l’esclusione dei paesi balcanici – sta sperimentando un’epoca di pace interna, imprevista e imprevedibile, ma neppure semplicemente giustificabile con quell’equilibrio del terrore che sarebbe stato imposto dal possesso della bomba atomica. Proprio il più lungo periodo di pace che abbia mai accompagnato le popolazioni europee nel loro cammino di progresso a partire dalla caduta dell’Impero romano, avvenuta nel 476 d.C., sembra tuttavia imporre la paradossale necessità di non abbandonare la riflessione sull’eventuale contributo che il conflitto possa aver offerto alla formazione dell’identità dello stesso cittadino occidentale. Non solo per non dimenticare gli orrori bellici, ma per rafforzare un processo di costruzione identitario che, di quelli, possa fare finalmente a meno.

In tal senso il convegno proposto dal Centro per la Filosofia Italiana, grazie alla ricchezza dei suoi contributi e ora dei saggi stimolanti quanto eterogenei, ha così cercato di mantenere viva l’attenzione su un legame che la pigrizia intellettuale dell’immaginario collettivo rischiava di dare per rescisso e definitivamente superato.

 

Dalla Grande Guerra alle guerre continue
a cura di Aldo Meccariello e Luca Mencacci
Asterios Editore, Trieste 2021
Pag. 288, Euro 25.00 – ISBN: 9788893132107
www.asterios.it

 

    Redazione
  (28/05/2022)

 

 

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