Intervista a Michele Luongo. Frammenti di un dialogo alternativo. La verità, ma quale verità? Ognuno di noi ha una sua verità.
di Antonella Iozzo
Frammenti di un dialogo alternativo. Raccontare una storia può essere estremamente semplice o estremamente complesso. Può rappresentare la sintesi di un percorso intellettuale, l’approfondimento analitico delle proprie esperienze, la svolta verso nuovi orizzonti e nuovi approcci socio – culturali. Punto d’arrivo e punto di partenza, di un presente che guarda al futuro non dimenticando e soprattutto non rinnegando il passato.
Una storia può essere questo e molto altro ancora. Ma tracciare un profilo tra la superficie dell’individualità proiettata nel reale e le sfumature dell’essenza più intima e personale, vuol dire scolpire la verità, con l’armonia della scrittura riflessa nelle parole.
Un gioco di rimandi, assonanze e dissonanze, dal quale nasce questo dialogo con un protagonista molto particolare del nostro tempo il Maresciallo dei carabinieri Michele Luongo.
La parola, intesa come bella scrittura, come letteratura, abilmente usata, è uno strumento capace di avvicinarsi a quella segreta verità , che ognuno di noi custodisce gelosamente e svelarne i tratti più salienti.
Secondo Lei, cos’è la verità e quanto incide sui rapporti interpersonali nella società attuale? Quanto è sottile la linea di confine tra la verità come espressione etica e la verità come presenza intima del nostro essere?
La verità, ma quale verità? Ognuno di noi ha una sua verità. Se fosse un qualcosa di semplice, molti problemi sarebbero sicuramente superati. Ma così non è. La verità è molta complessa e purtroppo, si è sempre più presenti a troppe verità.
Vi è assenza di coerenza. Sempre meno persone sono interessate a conoscere la verità. Con troppa superficialità ci si lascia abbagliare da quello che vogliamo o che vogliamo vedere, sapere. Sempre più si ha paura, e la paura costringe a tacere anche la verità.
Una persona vera, quando lo è per davvero, lo è sempre. Deve sapere affrontare la realtà quotidiana ed essere pronta a sostenerla divenendo “verità” con e per la persona che ci è vicina. Non può essere sola una espressione di comodo, sia che fosse di etica e di intimo. Bisogna incominciare ad apprezzare le persone per quello che sono, non per quello che mostrano di essere.
Mille verità, quindi, che coincidono in una falsificazione del reale. Un’immagine, certo poco edificante ma talmente aderente alla società da essere adottata come concettualità, quasi come stile di vita. Indossare una divisa, staccarsi dalla retorica, rappresentare il valore simbolico nell’identità nazionale, conoscere il volto del sommerso e riconoscere nel sistema, che è molto più grande di noi, la patina sottile ma impenetrabile che lo avvolge, cosa comporta? Quale rinunce e quali certezze? Quanto è disposto a lasciare che la patina diventi una coltre?
Direi desolante, ma è la pura realtà che quotidianamente si vive sulla propria pelle. Non ci sono più persone vere. C’ è una realtà finta! Si vive per questa o per quella immagine, si è sempre meno se stessi. E troppo spesso indossare una divisa, vestire altri abiti, rappresenta solo un interesse per il proprio egoismo.
Paradossalmente, oggi , la semplicità di essere persone “normali”, persone che hanno a cuore il rispetto dei valori, della dignità, della dedizione al bene comune, sono persone che danno fastidio, sono di ostacolo per chi detiene un potere e alla corsa della banalità.
Un potere che governa, che regola lo stato attuale delle cose, si trascina dietro le sue vittime. E se fosse il potere della bellezza, com’era intesa da Platone, a renderci vittime. Lei, si sente d’essere vittima, ostacolo, presenza scomoda, per la sua concezione e determinazione nell’andare oltre, o semplicemente una persona che nel proprio ruolo trova l’antidoto alla banalità?
Bisogna vedere cosa s’intende per bellezza: nella sua banalità sicuramente si è vittime dei bisogni quotidiani e facile preda di chi ha più “forza” nell’esprimere il proprio egoismo.
Per me la bellezza è la libertà , è la vita dell’essere vivente . Certo con tutte le sue sfaccettature, ma l’importante è essere sempre se stessi con l’alta sinfonia della propria anima.
I desideri s’inseguono o si realizzano? Qual è il Suo?
Non ho dubbi, bisogna avere il “ coraggio” di realizzarli . Non è sempre facile. Troppo spesso siamo distratti dall’esteriorità della vita.
Il mio desiderio? E’ vivere la vita, condividendola con la persona che sappia percorrere insieme il cammino della bellezza nel e del donarsi.
Tutta la sua vita in un dipinto di Goya, Caravaggio, o Chagall,?
Non sono un vero intenditore d’arte. Ma è un mondo che mi affascina. Sono tre grandi artisti. Forse ognuno di loro può essere in me. Lo spagnolo Goya sicuramente mi prende per la luce che sa dare ai suo quadri, le scene raffigurate hanno forza e vitalità. Michelangelo Merisi, il Caravaggio lo trovo molto classico. E il russo Chagall, ha la sua impetuosità e la vita può diventare un sogno o mondo sognato. Chissà…
Sullo sfondo della Sua sfera privata la luminosità dell’alba o le calde pennellate di un tramonto?
Sicuramente preferisco la luminosità dell’alba, è il segno di un nuovo giorno, ma anche la dolcezza del tramonto. Sono parte della bellezza della vita. Bisogna solo sapere unire questi due “ estremi”.
Il linguaggio emozionale c’introduce verso un’indagine introspettiva che può rivelare qualche aspetto in più della Sua persona. Forma, colore, sentimento, sonorità… donna come universo vissuto ma sempre, almeno in parte, inesplorato, visione onirica, soggetto per un Suo prossimo libro, o cosa?
Una delle miei frasi dedicate alla donna è “ La bellezza di un fiore è nel cuore di una donna” . Una frase che sentivo e sento molto. Perché riconosco il rispetto e l’importanza della figura femminile nel rapporto di coppia. Quindi sicuramente una realtà. Alla donna ho dedicato i miei libri: “ Amori Invisibili “ e “Bocciolo di Rosa”.
Nel rapporto di coppia assume un ruolo forte che la pone, non come rivale, ma come compagna ideale, che ha la capacità di sapersi donare e raccogliere inimmaginabili sentimenti, trasformando il cammino nel colore della primavera, e nell’abbraccio di un’incantevole melodia per nuovi traguardi di vita .
Se “ La bellezza di un fiore è nel cuore di una donna” la sensualità di un’orchidea è ?
L’essenza della dolcezza da sapere baciare, accarezzare, ammirare e volare.
Nella metamorfosi della realtà preferisce perdersi per poi ritrovarsi con più energia e vitalità, o affrontare i cambiamenti con lucida razionalità senza scostarsi troppo dal concreto?
Sarebbe meraviglioso poter miscelare questa energia per una continuità. Ma non sempre è possibile, per questo il cammino dell’essere hai i suoi variopinti colori.
Sfogliando le pagine del Suo sito si ha l’impressione di un sunto culturale molto variegato, una finestra dalla quale attingere. Il Suo profilo è incastonato con discrezione nelle varie sfaccettature. E’ stato concepito per fare informazione, per dare un modello di riferimento, visto anche il lavoro che svolge? Può essere inteso anche, come un mezzo per divulgare la propria immagine e quindi farsi conoscere e conoscere?
Certamente. Ma il sito www.micheleluongo.it è anche una libera vetrina per gli autori. Chiunque, iscrivendosi o prendendo contatti, può esprimere con libertà la propria opinione. Una esigenza che ho sentito personalmente.
Continua a parlare di libertà con estrema naturalezza, rivelando la verità che si porta dentro, ma in un epoca in cui pervade un forte senso di sfiducia verso le istituzioni, verso la legge, cosa vuol dire essere Carabiniere?
Non è facile rispondere a questa domanda. Mentre sono intatti i valori, i principi che hanno fatto la storia dell’ Arma dei Carabinieri, c’è una forte spinta della realtà quotidiana che rispecchia la società.
Con quei valori, con quei principi e con un rinnovato spirito di corpo il Carabiniere è sicuramente, professionalmente attuale e punto di riferimento concreto per la società .
Abbiamo assaporato le sfumature cromatiche del Suo pensiero, un viaggio attraverso una personalità poliedrica. Lei ama viaggiare? Viaggiare per… scoprire nuove realtà, per cultura, per amore, per turismo?
Se potessi viaggerei sempre. E’ affascinante scoprire e confrontarsi con nuove realtà sociali. Quando si parte con la genuinità dell’amore non può che fiorire bellezza.
Il senso della memoria alla radice di un viaggio che ci conduce in Irpinia, sua terra d’origine. Ha un forte legame con i luoghi della Sua infanzia? Quanto c’è di mediterraneo in Lei ?
Sicuramente in me c’è una radice mediterranea. L’Irpinia è la mia terra. Montefredane è il paese della mia fanciullezza che ho dovuto lasciare troppo presto, senza avere avuto il tempo di assaporarlo negli anni della adolescenza e della gioventù. I più importanti.
E’ un amore molto intenso che conservo nel cuore. Mi manca molto !
Michele, posso chiamarti così?
Certo il Lei è di per se un muro che non amo molto.
Per concludere, mi piace pensare questa intervista come un ritratto sonoro armoniosamente orchestrato dalla tua sensibilità e capacità intellettuale. Un ritratto sonoro come una meravigliosa sinfonia di un grande compositore. Sono sicura che apprezzi la musica classica, di quale compositore sei particolarmente affascinato?
Ascoltare la musica di Verdi, Beethoven, Bach, Puccini, Vivaldi e naturalmente Mozart non può che essere un incantevole momento come il sorgere o il tramonto del sole, come il sorriso dell’amore, o come il fiorire di un fiore.
Il prossimo incontro, allora, ad un concerto di Mozart ?
Perché no, non sono un assiduo frequentatore della sale da concerto, ma la musica seduce come una donna dallo sguardo lucente. La trasparenza della musica mozartiana, poi, è l’ideale per scoprire il fascino nella dolcezza di un sorriso.
di Antonella Iozzo ©Riproduzione riservata
(Aprile 2005)
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