Erasmo da Rotterdam, umanista olandese d’espressione latina, il cui vero nome era Geert Geertsz ( Rotterdam 1469 circa – Basilea 1536 ). Erasmo non amava le polemiche religiose troppe accese del suo tempo: attaccò direttamente Lutero con il De libero arbitrio.
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Figlio naturale e rimasto orfano di padre, essendo stato spogliato del suo piccolo avere dai tutori condusse un’esistenza movimentata e spesso disagiata. Educato nel convento degli agostiniani di Steyn ( Presso Gouda ), prese gli ordini ( 1492 ), ma ottenne più tardi la dispensa dai voti dal Papa Giulio II . Nel 1495 a Parigi seguì i corsi del collegio di Montaigu; andò poi in Inghilterra , dove potè incontrare John Colet e Tommaso Moro, di cui divenne intimo amico; a Torino ottenne la laurea in teologia ( 1505 ) e a Venezia, presso Aldo Manuzio, del quale fu valente collaboratore, pubblicò nel 1508, l’edizione completa degli Adagi che, dopo l’Enchiridion militis cristiani ( 1503), lo resero noto. Durante quel soggiorno strinse amicizia con alcuni grandi umanisti italiani dell’epoca: Scipione Forteguerri, Andrea Navagero, Bernardo Ruccellai e altri.
Tornò poi in Inghilterra e nel 1509, in casa di Tommaso Moro scrisse L’elogio della pazzia che, pubblicato a Parigi nel 1511, gli diede grande rinomanza. Professore di teologia all’università di Cambridge nel 1511, ebbe ancora vita movimentata che non gli impedì tuttavia di continuare un incessante lavoro di filologo e creatore: nel 1516 pubblicò a Basilea l’edizione del testo greco originale del Nuovo Testamento, accompagnata da una versione latina; nel 1518 i Colloqui familiari. Tornò infine in patria dove Carlo V lo nominò consigliere con una pensione di 200 fiorini, e si stabilì a Basilea, dove Froben stampò l’edizione delle sue opere ( 1521 ). Il soggiorno a Basilea si confaceva al suo spirito e alle sue abitudini; in quella città il cattolicesimo e la Riforma convivevano pacificamente ed Erasmo non amava le polemiche religiose troppe accese del suo tempo: attaccò direttamente Lutero con il De libero arbitrio ( 1524 ), a cui Lutero rispose col De servo arbitrio.
Erasmo replicò con l’Hyperaspistes adversus servum arbitrium Lutheri ( 1525 ), mentre Lutero gli rimproverava una colpevole tiepidezza; ma egli era convinto che la saggezza risiedesse nella fedeltà allo spirito del Vangelo, al di là di ogni fanatismo , e in questo atteggiamento sereno e critico dimostrò di avere fatta sua la più alta lezione dell’umanesimo. La ricerca di misura e di prudenza si manifesta anche nel suo gusto letterario: nel dialogo De optimo genere bene dicendi, infatti, Erasmo schernisce gli eccessi dei latinisti fanatici. Come filosofo, credette nella bontà della natura umana ( De pueris statim ac liberaliter instituendis, 1529 ), sostenendo uno spiritualismo di tipo cristiano al quale intonò il suo ideale di perfezione morale. Anche in politica perseguì l’ideale del bene comune e della pace universale, perciò nell’Istituzione del principe cristiano ( 1515 ) propose che l’educazione dei principi fosse ispirata dalla saggezza antica e dalla morale cristiana: nel momento in cui il vecchio universalismo medioevale si disgregava egli sognava una comunità nuova penetrata di umanesimo cristiano e di tolleranza. Erudito geniale, spirito cosmopolita, fu un precursore dello spirito di tolleranza e del liberalismo moderni; non solo il contemporaneo Rabelais adottò la sua saggezza sorridente, ma la sua ironia, che talora si fa pungente e sarcastica, sembra anticipare lo stile di Voltaire.
Dall’Enciclopedia Tematica – L’espresso grandi opere – 2005
Redazione
(28/03/2015)
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