don Vincenzo Casagrande, giornata di studi

A Cembra, nella sua terra di origine, il  Museo Diocesano Tridentino ha organizzato una giornata di studi sulla figura di don Vincenzo Casagrande, curatore e conservatore del patrimonio storico e artistico.
Redazione

 

Don- Vincenzo- Casagrande-conservareCembra (Tn) – La prima giornata di studi interamente dedicata alla figura di don Vincenzo Casagrande (Cembra, 1867 – Trento, 1943), studioso e uomo di chiesa che ebbe un ruolo di primo piano nell’ambito della tutela dei beni storico artistici nel Trentino dei primi decenni del XX secolo.
L’incontro, ospitato a Cembra, a palazzo Maffei, è stato promosso dal Consiglio della Provincia Autonoma di Trento in collaborazione con il Comune di Cembra; l’organizzazione dell’incontro è stata affidata al Museo Diocesano Tridentino e alla Soprintendenza per i Beni culturali della Provincia Autonoma di Trento.
I lavori sono stati inaugurati dai saluti delle autorità. Si è quindi entrati nel merito della giornata di studi, suddivisa in quattro sessioni di lavoro riguardanti rispettivamente il contesto storico e culturale, le fonti archivistiche, l’impegno di don Vincenzo Casagrande in ambito artistico e l’attività di tutela. L’evento culturale ha visto il coinvolgimento di tredici studiosi di differenti discipline: grazie ai loro contributi è stato possibile ricostruire la vita e l’operato di un personaggio di grande interesse, finalmente strappato all’oblio della storia.

Nato a Cembra nel 1867, don Vincenzo Casagrande ricoprì nella sua intensa vita numerosi e importanti incarichi: il più noto è quello di primo direttore del Museo Diocesano, meno conosciuta è invece la sua attività di Imperial Regio Conservatore per i monumenti della Commissione Centrale dell’Impero austro-ungarico, organo al quale era demandata la gestione e tutela del patrimonio storico artistico del Trentino. Un ruolo che egli assolse con entusiasmo e determinazione dal 1908, anno della nomina, fino al passaggio allo Stato italiano delle competenze in fatto di tutela. Durante il primo conflitto mondiale, il sacerdote si occupò della messa in sicurezza di gran parte dei beni storico-artistici locali, religiosi e non, attività documentata da dettagliate relazioni conservate presso l’archivio personale di Vincenzo Casagrande, un importante fondo ora depositato al Museo Diocesano Tridentino.

La prima sessione, presieduta da Helmut Stampfer, ha ricostruito il contesto storico e culturale entro il quale operò Vincenzo Casagrande. Maurizio Gentilini, funzionario del CNR di Roma, si è occupato delle relazioni tra Chiesa, cultura e società in Trentino tra fine Ottocento e primo Novecento. Il secondo relatore, Sandro Scarrocchia, docente all’Accademia di Brera, ha invece focalizzato l’attenzione sulla conservazione dei monumenti in Trentino, soffermandosi in particolare sul passaggio delle competenze in fatto di tutela dall’Impero austro-ungarico allo Stato italiano. L’intervento di Giuseppina Perusini ha infine ampliato il discorso ai metodi e alle teorie di restauro di dipinti e delle sculture lignee fra Ottocento e Novecento nell’Impero asburgico e nel Nord Italia.

Nella seconda sessione di lavori, presieduta da Armando Tomasi, sono state prese in esame le fonti archivistiche, in particolare l’archivio personale di Vincenzo Casagrande, costituito da ben 1985 fascicoli. Come ricordato da Katia Pizzini, vice direttore dell’Archivio Diocesano di Trento, la figura di don Vincenzo Casagrande ha preso corpo attraverso lo studio dei documenti redatti dallo stesso sacerdote: diari, appunti, resoconti… carte ‘parlanti’ che hanno fornito agli specialisti materiali analizzabili secondo angolazioni differenti. Dopo un excurus di Fiammetta Baldo dedicato all’Archivio della Commissione Centrale austriaca, la terza relazione inerente le fonti archivistiche è stata affidata a Giovanni Marcadella, direttore dell’Archivio di Stato di Trento. L’intervento dello studioso ha preso in esame l’archivio del Genio Civile di Trento e, al suo interno, le carte tecniche delle procedure sui danni arrecati dalla Grande Guerra.

Dalla cura d’anime all’impegno in ambito artistico è stato il tema della terza sessione. Mons. Viviani, presidente di questa parte di convegno, ha introdotto le relazioni ricordando il fondamentale ruolo culturale giocato dal clero all’epoca di Casagrande, un momento storico in cui i sacerdoti potevano affiancare alla cura d’anime un’intensa attività di studio. Riallacciandosi a questa considerazione, don Severino Vareschi ha fatto luce sulla biografia di don Vincenzo Casagrande, dal cursus studiorum alla successiva attività didattica. Ha preso quindi la parola Maddalena Ferrari, storica dell’arte: attraverso aneddoti e chiare esemplificazioni, la studiosa ha illustrato il punto di vista di Casagrande in merito all’arte sacra e alle sue funzioni. Domenica Primerano, direttrice del Museo Diocesano Tridentino, ha portato all’attenzione dei convegnisti un elemento costante nell’attività del Casagrande: la sua inesauribile passione per lo studio, per il lavoro di tutela e di valorizzazione del patrimonio storico artistico. Ripercorrendo le tappe che portarono alla fondazione del Museo Diocesano, di cui il Casagrande fu il primo direttore, l’arch. Primerano ha ribadito l’importanza e la lungimiranza di alcune intuizioni del sacerdote in ambito museale.

L’ultima sessione, presieduta da Sandro Flaim, responsabile della Soprintendenza per i Beni Storico Artistici, è entrata nel merito dell’attività di tutela esercitata dal Casagrande. Domizio Cattoi, storico dell’arte e conservatore del Museo Diocesano Tridentino, si è occupato dell’azione di Casagrande a favore del patrimonio storico artistico. Adottando un approccio di tipo cronachistico, lo studioso ha illustrato la meritoria opera di Casagrande nella salvaguardia del patrimonio storico-artistico e monumentale di ambito profano. Don Vincenzo Casagrande, ad esempio, si spese per dissuadere i conti Lodron dalla vendita di uno splendido soffitto ligneo dipinto nel 1585 per il Palazzo di via Calepina a Trento.

Ha preso quindi la parola Cristina Bassi, funzionario della Soprintendenza: il suo punto di vista ha spostato l’attenzione dall’all’ambito storico artistico a quello del patrimonio archeologico. Gli interventi di Alessandro Pasetti Medin e Chiara Moser hanno chiuso i lavori di quest’intensa giornata: entrambi gli studiosi hanno analizzato l’attività del Casagrande negli anni tragici del Primo conflitto mondiale e dell’immediato dopoguerra. Si è ricordato in particolare il ruolo di Casagrande nell’ambito dell’Opera di soccorso per le chiese rovinate dalla guerra, un’organizzazione che aveva lo scopo di monitorare i danni di guerra e favorire la ricostruzione di tutto l’ingente patrimonio sacro, immobile e mobile, distrutto dal primo conflitto mondiale. ( www.museodiocesanotridentino.it  )

 

   Redazione
(05/03/2015)

 

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