Cozza di Scardovari l’italiana Dop

Cozza di Scardovari Dop, l’unica cozza italiana per davvero, con le carni particolarmente morbide e fondenti e di elevata palabilità, naturalmente dolce e a basso contenuto di sodio
di Michele Luongo 

Cozza di Scardovari, l’italiana DopCozza di Scardovari, prima DOP ittica della Penisola in ordine di tempo nonché unico mitilo veramente italiano.  La cozza DOP di Scardovari nasce da un seme nostrano, cozza italiana autoctona della specie Mytilus galloprovincialis. Il seme va selezionato per avere dimensioni comprese fra 1 e 3 cm. Nell’anno utile alla crescita del seme al raggiungimento della taglia di 5 cm viene sgranato e ricalibrato una o due volte nelle cosiddette “calze” o reste al fine di consentirgli una crescita uniforme.

La raccolta delle Cozze DOP nelle reste è manuale e viene svolta dal personale che gestisce in modo tradizionale il vivaio. Il prodotto viene sgranato e calibrato con l’au­silio di una macchina nelle tipiche casette situate lungo l’arginatura della Sacca, e viene riposto in appositi sacchi ed iden­tificato con un’etichetta specifica per ogni produttore. In poche ore dall’etichettatura avviene il confezionamento nello stabilimento con bollo CE adiacente alla produzione e dunque il prodotto è pronto ad essere commercializzato.

La Cozza di Scardovari DOP è l’unica cozza autoctona italiana DOP che oggi viene allevata in Italia.  Si tratta infatti di «Mytilus galloprovincialis», un mollusco bivalve dalla forma allungata, dotato di una conchiglia colore nero-violaceo con le valve presentano una forma arrotondata nella parte più larga.

Per poter essere classificata e venduta come DOP la Cozza di Scardovari deve rispettare un rigido disciplinare che comprende, in sintesi, il rispetto dei seguenti parametri:

Carni lucide che riempiono bene la cavità valvare: la percentuale di carne del mollusco sul peso totale del prodotto deve essere superiore al 25%;

Una dolcezza peculiare delle carni va a renderne inconfondibile il sapore. Questo è dovuto ad uno specifico requisito del contenuto in sodio, che deve essere inferiore a 210 mg/100 g;

Le carni devono essere particolarmente morbide e fondenti e avere una elevata palabilità.

Una Cozza unica, perché naturalmente dolce, a basso contenuto di sodio e consistente: la sua polpa è sempre superiore al 25% del peso totale.  Italiana al 100%: la cozza DOP è il Mytilus galloprovincialis ossia l’unico mitilo autoctono allevato in Italia. Il suo seme viene raccolto nelle acque italiane delineando un legame immutabile con il territorio d’origine e il lavoro manuale dei pescatori. 

Certificazioni della Cozza di Scardovari 
Vera cozza italiana,la Mytilus galloprovincialis, con certificazione biologica nelle acque marine incontaminate della Sacca di Scardovari. 

Nel 2013 è stato riconosciuto il primo DOP italiano per molluschi per la “Denominazione di Origine Protetta della cozza di Scardovari”.

Dal 2013 il Consorzio ha ottenuto certificazione biologica per la cozza della Sacca di Scardovari e dal 2015 ha ottenuto il marchio biologico anche per vongola verace della Sacca di Scardovari.

Nel 2018 ha ottenuto la certificazione biologica anche per gli allevamenti di mitili in mare aperto siti in fronte Delta del Po.

Nel 2019 il Consorzio ha ottenuto la certificazione IFS (International Food Standard). L’obiettivo è quello di assicurare il rispetto dei requisiti di qualità e sicurezza dei prodotti della filiera oltre che il rispetto delle norme di legge che regolano il settore.

Nel 2022 la O.P ha ottenuto la certificazione “Acquacoltura sostenibile” secondo il disciplinare del MIPAAF.

Il Consorzio di Tutela del Consorzio di Scardovari DOP e tutto il Consorzio dei Pescatori del Polesine è dalla sua costituzione fortemente impegnato in attività di ricerca e sviluppo con enti ricerca pubblici e privati in particolare per raggiungere ogni anno nuovi obbiettivi utili a migliorare la sostenibilità ambientale, sociale ed economica, per l’innovazione del proprio prodotto e per la valorizzazione del proprio territorio. ( https://www.scardovari.org/

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                  di Michele Luongo 
                       (28/10/2023)

 

 

 

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