Falso, economica senza crisi

L’economia che non è mai in crisi: quella del falso. Nel 2015 sono state sequestrati 40 milioni di prodotti contraffatti, 5 milioni in più rispetto al 2014.

di Lisa D’Ignazio

C’è un’economia che non ha mai subito nessuna crisi: è quella del falso, l’unica che non si è mai fermata neppure di fronte alle continue depressioni dell’economia reale, anzi continua a crescere. Nel 2015 nei 28 Stati membri dell’Unione europea sono state sequestrate 5 milioni di merci contraffatte in più rispetto all’anno precedente. Gli ultimi dati della Commissione europea parlano di un aumento del 15% rispetto al 2014.

In totale, più di 40 milioni di prodotti sospettati di violare i diritti sulla proprietà intellettuale sono stati sequestrati lungo i confini esterni dell’Unione europea. Quest’anno l’industria che non conosce crisi ha prodotto beni per un valore che gira intorno ai 650 milioni di euro in uno dei più grandi blocchi commerciali al mondo.

Si tratta di un’economia parallela a quella legale che estende sempre di più la gamma di prodotti da riprodurre, i luoghi di produzione e le modalità di trasporto delle merci contraffatte, senza cedere di un millimetro anzi conquistando nuovi settori economici e nuove aree nel mondo. Anche secondo il Commissario per gli Affari economici e finanziari dell’Unione europea Pierre Moscovici, “le attività criminali che danneggiano il nostro commercio internazionale con prodotti contraffatti e illegali non mostrano alcun segno di cedimento”.

Tra i prodotti che hanno conquistato una fetta di mercato più ampia nell’economia del falso ci sono le sigarette con il 27%, a seguire cibo, bevande, cosmetici, medicine, giocattoli e materiale elettrico di uso domestico che insieme rappresentano il 25.8% del totale della merce contraffatta. Dove vengono prodotti tutti questi prodotti che viaggiano parallelamente a un’economia legale che invece soffre ogni giorno? La Cina è il primo paese produttore di merce contraffatta con il 41%, seguita da Montenegro, Hong Kong, Malesia and Benin.

Le migliori fabbriche del falso alimentare si trovano in Benin, mentre quelle per le bevande alcoliche hanno sede in Messico, mentre in Marocco è possibile i trafficanti di merci false si riforniscono di bevande di ogni genere. Leader nella produzione dei cosmetici contraffatti è la Malesia, la Turchia invece spicca per i vestiti e Hong Kong per i cellulari, gli accessori elettronici come Cd e Dvd e gli accendini. In Montenegro l’industria del falso si è specializzata nelle sigarette, mentre in India nelle medicine.

I 91% dei prodotti sequestrati sono stati distrutti oppure sono diventati oggetto di casi giudiziari in cui bisogna determinare se ci sia stata una violazione, a volte anche con la collaborazione dei titolari del diritto del marchio che è stato violato. Può succedere che la stessa azienda produttrice del prodotto legale sia coinvolta nel reato di contraffazione.

In prima linea sul fronte della lotta alla contraffazione c’è la Germania in cui nel 2015 ci sono stati circa 22 mila casi scoperti (con un calo del 48% rispetto al 2014) con oltre 2 milioni di merci contraffatte. Subito dopo si colloca il Belgio con circa 19 mila casi (+117% rispetto all’anno scorso) e circa 500 mila oggetti falsi sequestrati. Il terzo posto va al Regno Unito in cui nel 2015 sono stati scoperti circa 12 mila casi (+2% rispetto al 2014) con quasi 3 milioni di prodotti sequestrati. Infine, in Italia l’azione di contrasto ha portato a scoprire oltre 4 mila casi di contraffazione, con un aumento del 40% rispetto al 2014, sequestrando oltre 2 milioni di prodotti falsi.

Tra le azioni messe in atto dalla Commissione europea per porre un freno alla contraffazione, dal gennaio del 2015 sono state introdotte nuove regole che rafforzano il ruolo delle amministrazioni doganali degli Stati membri in materia di protezione di diritti sulla proprietà intellettuale. (  http://www.eunews.it  )

 

  di Luisa D’Ignazio
   (26/09/2016)

 

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